Bambini come fiori selvaggi
- alessandra lavino
- 6 set 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 15 gen 2024
Ore sette, in una mattinata di settembre, in cui il cielo minaccia pioggia, Gino batte la coda sulle maioliche del pavimento chiedendomi di uscire. Esco scalza, per toccare l'acqua e la terra, prima che il tempo mi obblighi a mettere le scarpe e a tenerle ai piedi per un pò. Vedo correre dei bambini a piedi nudi, come me. E inizio a raccontare. Racconto storie di bambini selvaggi incontrati per il mondo, di come mi piace vederli immersi nella natura. Viaggiando, mi sono sempre più convinta che, dovremmo inserire nella didattica e nella vita quotidiana, attività all'aria aperta, laboratori in cui i bambini si sporcano le mani, si prendono cura di qualcosa, imparano ad aspettare tempi più lunghi.
Nella natura ho trovato la risposta.
I bambini selvaggi profumano di semplicità, hanno una fragranza diversa, sono più maturi, più pratici. Tutti i bambini per me sono come fiori profumati, ma se dovessi scegliere, sceglierei fiori selvatici, spontanei, liberi, indomabili. Quelli che fioriscono senza doverli innaffiare e che profumano di rivoluzione. Quelli che crescono nelle fessure degli asfalti o in altri luoghi che nessuno si aspetterebbe mai di trovarli.
***
Raccolgo in queste poche foto quei fiori selvatici che ho incontrato nei miei viaggi.
Sri Lanka, Kosovo, India, Indonesia, Africa.
Questi sono solo alcuni dei bambini incontrati, alcuni dei momenti vissuti in campi, spiagge, villaggi, strade del mondo.
La natura aiuterebbe il bambino e la scuola, ho imparato questo.
Sebbene donne importanti nella storia della pedagogia italiana come Giuseppina Pizziconi, Rosa e Carolina Agazzi, Maria Montessori si siano dimostrate sensibili all’incontro del bambino con l’ambiente naturale, i servizi educativi e scolastici, nel nostro paese, non vantano una diffusissima tradizione di scuole all’aperto e in molte famiglie si crede ancora che “se il bambino esce col cattivo tempo, si ammala”.
In realtà succede esattamente il contrario: ci si ammala molto di più proprio perché passiamo troppo tempo in luoghi chiusi, con temperature interne elevate e pochi ricambi d’aria, e usciamo poco.
Sia durante la “brutta stagione”, sia durante la “bella stagione”, non ci sono controindicazioni allo stare all’aria aperta: come diceva Baden Powell, “non esiste buono o cattivo tempo ma solo buono o cattivo equipaggiamento”.
La natura è una vera e propria “aula” di apprendimento diretto “a costo zero”, fonte di stimolazione sensoriale e quindi emozionale, luogo di esplorazione e di ricerca, miniera educativa, ecosistema nel quale osservare direttamente processi, troppo spesso solo letti e sfogliati sui banchi di scuola.
La natura offre esperienze artistiche e apprendimenti scientifici e matematici (raccogliere foglie, semi, forme e poi disegnare, colorare, classificare, catalogare, seriare).
Consente l’acquisizione di competenze motorie grazie alle asperità e ai dislivelli del terreno, alla possibilità di arrampicarsi, salire, scendere, saltare, correre e, soprattutto, è il luogo ideale di immersioni di socialità e di cooperazione fra bambini per la progettazione e la costruzione di una tana.
Infine, passeggiare nel verde, arrampicarsi, correre, coltivare un orto, diventare piccoli osservatori ed esploratori della vita che palpita nella corteccia di un albero, sono esperienze diverse ma che possiedono un denominatore comune: quello di ri-connettersi con madre-terra per coltivare identità ecologiche, capaci di meravigliarsi ancora dell’incanto che la natura è capace di regalarci ogni giorno.

(fiori selvatici che profumano di libertà in un campo di risaie in Indonesia)

(fiore selvaggio nelle campagne in Kosovo)

( la mia partita di pallone nelle risaie, tra bambini liberi e felici)


(fiori profumati nelle strade delle baraccopoli)

(Zambia, un fiore profumatissimo)

( Sri Lanka, una dolcissima bambina con dei fiori in mano)










Commenti