Kosovo: l’unica ragione a spingermi a restare
- alessandra lavino
- 24 apr 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 15 gen 2024

“Non è per nulla facile il Kosovo”
È quello che mi ha detto Claudia, la ragazza che, post conflitto, ha lavorato lì per due anni.
“Ottimo! Bell’incoraggiamento”, ho pensato.
Eppure, all’inizio, nonostante mi tornassero in mente le sue parole, non mi è sembrato tutto così complicato.
All’inizio.
Poi, le ho dovuto dar ragione: Non è stata una passeggiata.
Ci è voluto tempo, tanto tempo, per capire e per ambientarsi.
Ci sono stati momenti di difficoltà?
Oh, sì. Tanti.
Momenti di buio pesto e stanchezza, tanto intensi da mettere in dubbio tutto, perfino la mia presenza lì.
Sono caduta e mi sono rialzata, ho fallito e ci ho riprovato ancora.
E ancora e ancora.
Qualcosa mi spingeva a resistere, a non mollare, a rimanere lì.
Però, che viaggio!




Non è possibile racchiudere un lungo, lunghissimo anno di grande e duro lavoro, in poche foto.
E’ impossibile.
Ho avuto un obiettivo ben chiaro e preciso: entrare nelle scuole, salire nella parte alta del mio villaggio, insegnare, conoscere le famiglie e regalare sogni ai bambini.
Dico parte alta perché, in Kosovo, nelle zone in cui vivono più etnie, le scuole sono divise.
La parte bassa ospita scuole con bambini albanesi e la parte alta scuole con bimbi serbi e rom e, si sa che, tra le diverse etnie, non corre buon sangue, senza considerare che, i Rom, sono anche emarginati.
La dispersione scolastica dei bambini Rom è alta e, di conseguenza, non frequentano assiduamente la scuola perché impegnati ad aiutare le rispettive famiglie a svolgere lavori per il sostentamento familiare come, per esempio, la raccolta di metalli nei cassonetti dei rifiuti per poi rivenderli e guadagnare i soldi destinati alla nutrizione di tutta la famiglia.




Eppure, testardamente, incurante dei pregiudizi sociali, ho bussato alle porte, mi sono fatta conoscere e ho cercato di aprire con loro un dialogo, a volte semplicemente con un sorriso o con un abbraccio.
Ho raccolto bambini, gli ho invitati a stare tutti insieme, gli ho sorriso.
Ci è voluto tempo? Tanto tempo.
Ci è voluta pazienza? Tanta pazienza.
Ci è voluta fiducia? Tanta fiducia.
Ci è voluta passione? Tanta passione.
Ma ci sono riuscita.


A volte bisogna lasciarsi andare, provarci, buttarsi.
Così ho creato, inventato, pubblicizzato i miei corsi e, alla fine, sono riuscita ad entrata nelle scuole.
Con mio grande stupore ho appreso che, di volta in volta, i miei corsi si riempivano di bambini, belli, sorridenti, selvaggi ed entusiasti, come me e, a distanza di tempo, devo ammettere che è stato proprio questo magnetismo invisibile l’unica ragione a convincermi a non mollare, nonostante le innumerevoli difficoltà.
Questa è stata l’unica ragione a spingermi a restare.





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