Non li cavalchi se li rispetti.
- alessandra lavino
- 13 feb 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 15 gen 2024

Spesso mi capita di ritornare indietro nel tempo e di rivivere i miei viaggi tropicali anche se sono seduta sul divano, con delle candele accese, mentre fuori nevica.
Da sempre ho avuto a cuore gli animali e il modo in cui vengono trattati.
Dipendesse da me lo scriverei a caratteri cubitali : gli animali vanno rispettati.
Nel corso delle mie lezioni, a scuola, ho avuto modo di raccontare ai miei bambini la personale esperienza con gli elefanti che ho incontrato nei diversi paesi visitati e ho cercato di renderli partecipi mostrando loro le foto che ho scattato durante il viaggio.
È importante, direi importantissimo, sapere che gli elefanti non si cavalcano e, soprattutto, non vanno applauditi all'interno del circo per stupidi giochetti.
È fondamentale comprendere, infatti, che bisogna lasciarli liberi nel loro habitat e con i loro piccoli.

In Zambia, mentre percorrevo i sentieri a bordo di un mini bus, mi è capitato di vedere, a bordo strada, una mamma con il suo cucciolo e, dopo poche ore, altri elefanti liberi in branco, senza catene ai loro piedi.
Purtroppo, altrove, ho potuto constatare che la situazione era diversa.

In Thailandia, per esempio, gli elefanti sono considerati animali simbolo ma, se ad inizio secolo erano oltre 100.000, attualmente le stime parlano di una netta riduzione che si assesta sui 3.000-4.000 esemplari su un totale di 30.000 in tutto il mondo. Alcuni di loro sono stati vittime di sfruttamento nei circhi riportando cecità a causa dei flash fotografici, altri sono stati impiegati per lavori forzati e utilizzati per il trasporto di grossi tronchi d’albero riportando difficoltà motorie a volte gravi, altri ancora sono stati cavalcati come oggetto di divertimento per turisti. Era necessario, dunque, una inversione di tendenza. Per questo, per proteggere il benessere e i diritti degli elefanti, troppo spesso vittime di sfruttamento, sono stati istituiti dei centri di recupero per animali maltrattati, comunemente definiti “Santuari”. Lek Chailert è stata la prima a crearne uno. Suo nonno era uno sciamano che, a Baan Lao, un piccolo paese a nord di Chang Mai, oltre a guarire la gente della sua comunità, si prendeva cura degli animali feriti, spesso elefanti. Così, aiutandolo nel lavoro, Lek Chailert, imparava a comprendere e ad amare queste creature rugose e intelligenti.

In India, nel Kerala, l’esperienza è stata ancora più traumatica.
Ricordo di essere stata invitata a visitare un parco.
Era una giornata particolarmente umida, pioveva a dirotto e il parco era completamente infangato.
I giganti buoni erano lì, li vedevo incatenati, costretti ad esibirsi in giochetti stupidi per turisti in cambio di denaro (chiunque sia stato in India avrà avuto modo di constatare l’abilità degli indiani nel cercare di monetizzare qualsiasi cosa).
Mi è bastata una manciata di secondi per capire.
Sono andata via, voltando le spalle, disgustata, delusa e rammaricata.

Questa foto è stata scattata in India. L'ho scattata come denuncia, prima di scappare via.
Ci ho riflettuto molto e, ancora una volta, ho studiato a fondo la questione.
Gli elefanti sono animali selvaggi che difficilmente vivono in simbiosi con l’uomo.
Se così fosse, farebbero parte di quegli animali che chiameremo “domestici” ma non mi risulta che essi abbiano mai sentito il bisogno di essere accarezzati o lavati. Sono, appunto, animali selvaggi e, come tali, qualsiasi interazione con la nostra civiltà porta ad una inevitabile snaturazione del loro essere, tanto più se la finalità dell’uomo è quella di approfittare di questi esseri come possibilità di profitto. L’unico vero aiuto che possiamo dargli è aiutarli ad essere liberi. Cosi ho appreso che in alcune realtà, sotto mentite spoglie, vendono la possibilità di lavare gli elefanti attraverso l’utilizzo di alcuni secchi d’acqua, facendo credere ai paganti di svolgere un servizio in aiuto dell’animale. In realtà, lavare gli elefanti è una attività che non possiamo pretendere di imporre ad animali nati liberi e selvaggi che, per loro natura, rifuggono dal contatto con l’uomo. Qualsiasi attività diversa, infatti, implica un trattamento contro natura verso questi esseri che, molto spesso, consiste in trattamenti farmacologici volti ad addormentare la volontà selvaggia dell’animale.

Il bagno con gli elefanti nell' Elephant nature park a Chank Mai, Tailandia.
Sono arrivata, pertanto, alla conclusione che a volte, anche volendo fare cose più “etiche” nel rispetto di ogni essere vivente, si sbaglia e si viene ingannati.
Per tali ragioni ho avvertito la necessità di farmi portavoce, di raccontare, di far capire, conoscere e far riflettere.
Senza imporre nulla, esprimendo solo il mio punto di vista.
Così ho raccontato nuovamente dei miei viaggi ai bambini.
Ho creato delle lezioni sul rispetto come valore assoluto.
Il messaggio è semplice: diffondiamo un turismo consapevole, nel rispetto di tutti.
Pensiamoci, almeno per pochi secondi.
Diamo impulsi buoni al nostro cervello e seminiamo conoscenza e rispetto ai nostri bambini.
Oggi abbiamo tutte le informazioni a nostra disposizione per scegliere qualcosa di più sostenibile ed etico.
Abbiamo la responsabilità di compiere una scelta consapevole, tenendo ben in mente che spesso la verità è ben diversa da quella che vogliono farci credere.

A Chang Mai, mentre passeggiavo con Elefanti liberi da corde e catene.




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